Un elemento ligneo e un osso di seppia recuperati in uno stesso ambiente vengono messi in relazione dialettica configurando un’inedita forma ibrida, dove organico ed inorganico coesistono. Un ramo recuperato su una spiaggia, spogliato dalla sua corteccia e levigato dall’acqua è ricoperto parzialmente da una seconda pelle realizzata per fusione. Nel metallo è inscritta la provenienza della matrice, un osso in seppia che possiede su di sé i segni del tempo recuperato su una spiaggia. Naturale ed artificiale presenti in un medesimo oggetto scultoreo creano un unicum. La pelle di fusione nell’antichità era asportata e levigata grazie a pietra pomice ed osso di seppia per poi ricoprire successivamente i pori della superficie con tasselli di lamina di bronzo. In questo caso la pelle è generata dall’osso di seppia stesso che attraverso la sua fusione, genera uno strato sul ramo precedentemente raccolto adagiandosi ad esso.